Antonio – Un’atmosfera fobica condiziona pensiero e azioni dell’uomo
Ho letto la storia di Sara “La catapulta”che mi ha molto colpito e che mi spinge ad alcune riflessioni di come un ambiente fortemente condizionante alcuni comportamenti possa sconvolgere affetti ed amicizie considerati solidi ed inattacabili dal tempo. Questo può accadere a causa di fatti che si manifestano anche in tempi rapidi, giustificati da analisi superficiali ma contagiose e che creano una psicopatologia del singolo o di massa.
Un’atmosfera fobica carica di pressioni e di paure cambia la “cera cerebrale” umana e, in definitiva, condiziona il pensiero e le azioni umane.
Hannah Arendt correttamente spiega la vicenda di Eichmann: non la vicenda di un uomo che ha ubbidito a degli ordini ma la vicenda di un uomo che era convinto che sterminare altri uomini fosse giusto: “Eichmann spiegò che se riuscì a tacitare la propria coscienza fu soprattutto per la semplicissima ragione che egli non vedeva nessuno, proprio nessuno che fosse contrario alla soluzione finale”. Non si è trattato quindi di ubbidire, come comunemente si riporta, ad un semplice ordine ma la realtà è che un nuovo ordine aveva invaso le menti e le teneva addomesticate!
Il “nomos” tremendo che gli ebrei fossero una razza inferiore o pericolosa da sterminare aveva penetrato la “cera cerebrale” di (quasi) tutti quelli che erano partecipi di una società ed altre.
E’ stato ed è comune, conformemente a questo “adattamento” cerebrale, considerare i nemici di una guerra o di una parte politica esseri inferiori, sub-umani, “barbari”.
Paradigma straordinariamente ribaltato da Eschilo nella meravigliosa opera “I Persiani”, rappresentata ad Atene per la prima volta nel 472 avanti Cristo. La storia è guardata con pietas dal campo degli sconfitti e barbari sono nominati i Greci!
Basterebbe leggere, ancor più che “I promessi sposi”, il capolavoro breve “Istoria della colonna infame” per comprendere come la follia giace latente nella “cera umana” per riaccendersi periodicamente, secondo il divenire, in singoli uomini o in gruppi o talvolta, ancor peggio, a livello di massa.
Ernesto Rossi scrive “L’uomo conosciuto attraverso i secoli fa più paura che compassione; e fa specialmente paura quando per una qualunque circostanza viene a disporre di una certa autorità sugli altri uomini”.